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Cosa significa odontoiatria speciale…

Quando arrivo al blocco operatorio, di G. vedo solo una testolina di capelli scuri e la mamma chinata su di lei ad abbracciarla. Alle loro spalle, il padre, dritto e a braccia conserte, sembra un arcangelo severo.
L’oliata e rapida macchina sanitaria strappa il lettino all’abbraccio della mamma, che fa un balzo in avanti, come a voler dare un altro bacio. Poi ci ripensa, intimorita, e si ferma.
Cerco il suo sguardo e lei mi sussurra: “Non lasciatela sola”.
Ha le lacrime agli occhi ed io lo so che in realtà vuol dire: “Non ti lascio sola. Andrò dove andrai tu, sarò dove sarai tu”.
Lo so perché è la stessa, identica cosa che ho pensato anch’io quando ho lasciato mia figlia agli anestesisti. Le avevano detto “Saluta la mamma”, le ho fatto una carezza leggera sulla fronte e le ho dato un bacio: “Ci vediamo dopo”, lei mi ha sorriso ed io ho pianto tutte le mie lacrime.
Le porte si chiudono dietro di noi, da dietro il vetro la mamma ancora mi parla scandendo bene perché io possa leggere le labbra: “Possiamo aspettare qui?”.
Le faccio cenno di sì, con la testa, e non ho nessun dubbio che, finite le cure, li ritroverò esattamente lì.
G. è spaventata, le parlo piano, sorrido, ma davvero ho un nodo in gola, perché assomiglia in modo impressionante a mia figlia e la sua mamma, là fuori, sono praticamente io.
Le sorrido, le prendo la mano fragile e lei me la stringe con forza. Si lamenta piano.
Sfioro il suo braccialetto, di quelli colorati di cotone, e le dico: “Che bello! E’ il braccialetto dell’amicizia?”
E lei, nonostante la paura, schiude la bocca in un sorriso e lo regala a questa dottoressa scema, esattamente come avrebbe fatto Giulia, perché l’amicizia, dopo mamma e papà, è quella cosa che ti riempie il cuore anche quando hai paura.
No che non ti lascio sola.

P.S.: L’intervento è andato bene. Dopo il risveglio, al controllo prima delle dimissioni io e G. ci siamo date appuntamento perché mi deve far conoscere il suo innamorato… Ma guai se glielo tocco! 🙂

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Prima Giornata Nazionale dell’Odontoiatria Speciale

Special care, la chiamano: attenzione, cura particolare.
Ospedale. Primo giorno di volontariato.
La collega a cui ero stata affiancata stava inserendo L., sette anni, diagnosi tetraparesi e ritardo cognitivo, in lista d’attesa per una bonifica in anestesia generale.
– Dopo chi si occuperà di lui?- le chiesi
– In che senso?
– Chi lo seguirà? Chi istruirà i genitori? Chi farà la prevenzione?
La rampante, giovane dottoressa scrollò le spalle sprezzante e, ignara, mi rispose:
-Ma che je voi di’ a sti genitori? E’ gente che s’ammala dietro ai fiji.
S’é trovata di fronte Ortro bicefalo, povera cara: dentista e mamma di disabile. Non le poteva andare peggio!
Si chiudeva così, con una colossale arrabbiatura, il mio primo tentativo di diventare una “dentista speciale”.
Fortunatamente, mi sono poi imbattuta in persone straordinarie ed appassionate, che dedicano impegno, tempo, risorse ed energia per dare risposte concrete e durature, creando percorsi virtuosi, dottori capaci di far crescere, coinvolgere e fare rete.
La SIOH, Società Italiana di Odontoiatria per l’Handicap, è l’espressione di tutto ciò.
Oggi è la Prima Giornata Nazionale dell’Odontoiatria Speciale ed io la dedico a tutti i bambini speciali che ho incontrato e curato e ai loro granitici genitori.
E la dedico alla mia Giulia, splendida ragazza specialissima, che è arrivata e ha scombinato tutte le carte, e, invece di farmi ammalare, mi ha insegnato a sorridere di più, a vivere di più, a non temere quasi nulla, a esser forte e non arrendermi mai.

Egina Gnoni