Special care, la chiamano: attenzione, cura particolare.
Ospedale. Primo giorno di volontariato.
La collega a cui ero stata affiancata stava inserendo L., sette anni, diagnosi tetraparesi e ritardo cognitivo, in lista d’attesa per una bonifica in anestesia generale.
– Dopo chi si occuperà di lui?- le chiesi
– In che senso?
– Chi lo seguirà? Chi istruirà i genitori? Chi farà la prevenzione?
La rampante, giovane dottoressa scrollò le spalle sprezzante e, ignara, mi rispose:
-Ma che je voi di’ a sti genitori? E’ gente che s’ammala dietro ai fiji.
S’é trovata di fronte Ortro bicefalo, povera cara: dentista e mamma di disabile. Non le poteva andare peggio!
Si chiudeva così, con una colossale arrabbiatura, il mio primo tentativo di diventare una “dentista speciale”.
Fortunatamente, mi sono poi imbattuta in persone straordinarie ed appassionate, che dedicano impegno, tempo, risorse ed energia per dare risposte concrete e durature, creando percorsi virtuosi, dottori capaci di far crescere, coinvolgere e fare rete.
La SIOH, Società Italiana di Odontoiatria per l’Handicap, è l’espressione di tutto ciò.
Oggi è la Prima Giornata Nazionale dell’Odontoiatria Speciale ed io la dedico a tutti i bambini speciali che ho incontrato e curato e ai loro granitici genitori.
E la dedico alla mia Giulia, splendida ragazza specialissima, che è arrivata e ha scombinato tutte le carte, e, invece di farmi ammalare, mi ha insegnato a sorridere di più, a vivere di più, a non temere quasi nulla, a esser forte e non arrendermi mai.
Egina Gnoni